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Santa Rosalia e U Fistinu

Jessica Trieste • 17 marzo 2025
Palermo è una città intrisa di storia e tradizione ed è dal connubio fra religione e folklore popolare che si inserisce il celebre culto di Santa Rosalia, da secoli protettrice della città e affettuosamente chiamata A' Santuzza dai palermitani che le sono devoti. 

Rosalia Sinibaldi
Non si hanno notizie certe sulla sua famiglia. La tradizione vuole che Rosalia Sinibaldi appartenesse ad una famiglia nobile vissuta nel XII secolo a Palermo, figlia del Conte Sinibaldo De Sinibaldi, che faceva discendere la sua famiglia da Carlo Magno e della nobildonna Maria Guiscardi, imparentata con la corte normanna. Da giovane Rosalia visse alla corte di re Ruggero e della regina Margherita, moglie di Guglielmo I, detto Il Malo. 
Ruggero II aveva concesso alla famiglia di Rosalia un grande possedimento alla Quisquina e il Monte delle Rose a Realtavilla, in provincia di Agrigento. Secondo la tradizione, inoltre, dopo essere stato salvato dal conte Baldovino dall'attacco di un animale selvaggio, avrebbe deciso di ricompensare il conte offrendogli in sposa proprio la giovane Rosalia, cresciuta fino ad allora in ricchezza ed educata alla vita di corte. 
Ma Rosalia, che aveva soltanto quindici anni rifiutò e decide si dedicare la sua vita alla fede. Lasciò la corte e la casa paterna e si recò presso il monastero basiliano del SS Salvatore a Palermo. Ma presto anche quel luogo le sarebbe stato stretto e avrebbe finito per ritirarsi in una grotta situata nei possedimenti paterni della Quisquina dove avrebbe vissuto come eremita per circa dodici anni. 
Successivamente Rosalia ottenne dalla regina il permesso per ritirarsi a Palermo e rifugiarsi presso la grotta di Monte Pellegrino. Qui trascorse altri otto anni in eremitaggio prima di morire il 4 settembre, probabilmente dell'anno 1170. Si pensa che prima di morire, Rosalia si sia fatta murare all'interno della grotta per trascorrere gli ultimi giorni della sua vita in pace e solitudine. 

La Protettrice della città
La storia racconta che nel 1625 Rosalia salvò Palermo da un'epidemia di peste, diventando l'unica protettrice della città. Nel 1624 il viceré Emanuele Filiberto fece entrare a Palermo un vascello proveniente da Tunisi, malgrado il sospetto che a bordo vi fosse il virus della peste. In breve tempo l'epidemia si diffuse, seminando morte e dolore per la città. Qualche tempo dopo però avvenne un fatto straordinario: in una visione, venne rivelato a Girolamo la Gattuta il luogo in cui si trovavano i resti di Santa Rosalia. Dopo incessanti scavi e ricerche, le ossa vennero trovate il 15 luglio 1624 e consegnate al Cardinale Doria, arcivescovo di Palermo. Inizialmente i dubbi sull'autenticità dei resti furono molti, ma sarebbero stati presto scongiurati. Santa Rosalia, infatti, apparve al saponaio Vincenzo Bonello che si era recato su Monte Pellegrino per togliersi la vita a seguito della prematura scomparsa della moglie per via della peste. La Santa lo avrebbe esortato a pentirsi e a recarsi dal Cardinale Doria per convincerlo dell'autenticità dei resti e chiedergli di portarli in processione per le vie di Palermo. La Madonna aveva promesso alla Santa che durante la processione e al canto del Te Deum Laudamos la peste sarebbe cessata. Per dare prova di quanto affermato, la Santa predisse al saponaio che anche lui si sarebbe ammalato di peste e sarebbe morto di lì a pochi giorni, dopo aver rivelato al Cardinale quanto accaduto. 
A seguito dell'incontro fra Bonello e il Cardinale e della successiva scomparsa di Bonello, il Cardinale decise di credere alle parole del saponaio e di seguire le sue istruzioni. Così, il 9 giugno 1625 fece una solenne processione con le reliquie trovate l'anno precedente. 
La storia vuole che dal quel giorno non fossero più registrate vittime di peste. Santa Rosalia aveva liberato Palermo dalla pandemia. 

U Fistinu
Da quel momento, ogni anno il 15 luglio, anniversario del ritrovamento delle sacre reliquie, viene celebrata la processione in onore di Santa Rosalia. I festeggiamenti iniziano il 10 e si protraggono fino al 15 del mese. I primi tre giorni rappresentano una preparazione al grande corteo del 14, che precede la sfilata del Carro Trionfale e che si conclude alla Marina con il celebre spettacolo dei giochi pirotecnici. Il festino termina il 15 luglio con la solenne processione delle reliquie, contenute all'interno di un'urna d'argento. 
Nel corso degli anni il rito ha subìto non poche variazioni, pur mantenendo intatti alcuni elementi di una tradizione che si protrae da secoli. 
Oggi il corteo ha finito per assumere i tratti di una vera e propria rappresentazione teatrale, arricchita da musica, danza e giochi acrobatici. Ogni anno viene scelto un nuovo tema da rappresentare, sebbene quello della liberazione dalla peste sia sempre il tema centrale. 
Cuore pulsante del Corteo è il Carro, che oggi richiama la forma di un vascello, metafora del trionfo della Santa sulla peste e della vita sulla morte. Ogni anno ne viene realizzato uno nuovo, più bello e maestoso del precedente, con l'obiettivo di ottenere effetti scenografici sempre più sorprendenti. Si tratta di vere e proprie opere d'arte, come la statua della Santa portata al suo interno, anch'essa sostituita di anno in anno. 
Ogni anno il festino riunisce i palermitani in un momento di grande identità collettiva. È l'occasione per celebrare le proprie origini, la propria città e naturalmente la Santuzza.
In quest'occasione si consumano cibi della tradizione popolare palermitana, quali la pasta con le sarde, i babbaluci, lo sfincione, il polpo bollito, la pannocchia, calia e semenza e l'anguria. 
Per la sua unicità, inoltre, il festino attrae centinaia di turisti provenienti dalla Sicilia e dal resto del mondo. Le decorazioni che illuminano e abbelliscono la città, unite alla bellezza degli spettacoli proposti, riescono ad incantare i visitatori e a lasciare loro un ricordo indelebile. 

L'acchianata
Se il 15 luglio si celebra l'anniversario del ritrovamento delle sacre reliquie, il 4 settembre si ricorda il giorno della morte di Santa Rosalia. I fedeli più devoti fanno l'acchianata (salita) di Monte Pellegrino, in un percorso a piedi della durata di una, due ore. Fra i fedeli non manca chi decide di salire a piedi nudi in segno di penitenza o per chiedere una grazia alla Santuzza. Il Santuario, infatti, è ricco di ex voto offerti per grazia ricevuta. 
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